Labirinto personale
...creiamo noi il nostro labirinto?...
Iniziamo l' anno accademico 2013-2014 con questo nuovo percorso, logica prosecuzione di quello dell'anno passato.
Omero evoca, utilizzando il viaggio di Odisseo, le tappe iniziatiche dell'Umano che tenta di trascendersi. Anche se quello di Cnosso appare evidentemente un labirinto in cui perdersi, ci siamo accorti di quanto anche il Mediterraneo sia stato il LABIRINTO da cui l'eroe omerico cercava di uscire...
Labirintici sono i meandri della vita, spesso trappole che abbiamo accettato incarnandoci, diramazioni che appaiono illogiche, sensi unici pericolosi...Ci siamo entrati, ma vogliamo uscirne. Ecco cos'era per Odisseo Itaca, quell'uscita dal percorso labirintico che era stata anche l'entrata.
Vedremo come nel nostro immaginario simbolico siano state ipotizzate tre modalità di uscita dalla trappola labirintica:
-trovare il centro ( es.: labirinti spiraliformi, pavimenti delle cattedrali, gioco dell'oca)
-trovare ali per sorvolarlo (Dedalo e Icaro)
-ritrovare l'entrata/uscita (Teseo e Arianna)
Possiamo guardare al labirinto come simbolo del viaggio entro e oltre il limite. E' lì che ci muoviamo, annaspiamo, ci sentiamo intrappolati o, paradossalmente, 'rassicurati' perchè la paura del cambiamento è più forte della frustrazione della prigionia. I limiti spesso sono creati dalla nostra mente che distorce il reale, nascosti nelle nostre viscere paurose e ansiose, pietrificati dai nostri cuori feriti. Ricordiamo che il più famoso artefice di labirinti, Dedalo, fu proprio poi prigioniero della sua creazione! Così accade a noi: siamo tutti prigionieri. La parte sana di noi vuole liberarsi. Il primo passo è rendersi conto delle stade senza uscita in cui ci dibattiamo.
Il labirinto è un potentissimo simbolo universale, o meglio, un complesso simbolico fin dai lontani tempi della sua comparsa. Le sue origini sono antiche, forse da sempre legate alla storia dell'umanità. Quasi cinquemila anni fa, partendo dall’area mediterranea, un semplice disegno geometrico al quale venne dato il nome “labirinto” iniziò a diffondersi in tutto il mondo, permettendo a ciascun contesto culturale in cui si trovava di mutarne forma, dimensione, significato e funzione.
Ma cos’è il labirinto? Innanzi tutto è un disegno geometrico, più o meno complesso, costituito da varie linee e corsie disposte in una spirale oppure un quadrato che tracciano un percorso verso il centro. L’ingresso coincide con l’uscita, segnalando così, fin dall’inizio, la sua costituzionale ambivalenza simbolica ovvero la vicinanza, sovrapposizione o addirittura coincidenza fra significati opposti. L’impressione creata è quella di un groviglio inestricabile di meandri, nei quali è facile smarrirsi, motivo per cui usiamo spesso la metafora del labirinto per indicare situazioni e problemi complicati, anche se, come vedremo, il disordine è quasi sempre solo apparente.
Nell’antichità il labirinto simboleggiava il caos primordiale e lo sforzo di imporgli un ordine. Il suo disegno spiraliforme ricorda un serpente arrotolato, l' Intestino, ma anche i meandri del cervello. Poiché da sempre investito di poteri magici, propiziatori e protettivi, non esiste cosmogonia o mito fondatore in cui non sia presente. Allo stesso tempo il labirinto è stato associato al pericolo dello smarrimento, del disorientamento; chi vi entra rischia di rimanerci intrappolato.Il simbolismo: La complessità fisica del percorso labirintico è quindi illusoria, probabilmente dovuta all’effetto suggestivo delle sue spire che s’avvicinano e s’allontanano dal centro prima di giungervi. In realtà il labirinto delimita uno spazio ben ordinato e ritmato da armonie geometriche.
Di indiscutibile complessità sono invece le tantissime valenze simboliche, esoteriche e mistiche che agiscono da sempre sulla psiche umana. Il labirinto è la rappresentazione figurativa di realtà astratte e intriganti, la cui traiettoria orizzontale s’interseca con un’aspirazione verticale verso conoscenze difficilmente accessibili. Benché racchiuso in spazi apparentemente limitati ci indica invece un viaggio oltre il limite, verso una dimensione ancora da esplorare.
In breve, il labirinto è per eccellenza l’emblema universale della ricerca dell'infinito, e dunque del “plus ultra”, del non-limite da parte di noi esseri finiti e limitati. Chi lo percorre o contempla diventa consapevole che il confine fra umano e divino, fra finito e infinito è misteriosamente permeabile.
MEDITAZIONE CON L'ARGILLA
Creo un 'labirinto a dito'. Una volta cotto potrò percorrerlo con il dito, come meditando, ad occhi chiusi, cercando...
Impasto l'argilla fresca e la stendo su una tavola, dando la forma che preferisco. Incidendo con il dito creo percorsi, volute, bivi, seguendo l'istinto. L'intrigo, le incongruenze, le biforcazioni che creerò saranno indicativi del mio modo di percorrere la strada.
E' importante ricordare quanto gran parte del nostro labirinto esistenziale sia creata da noi stessi!
Patrizia Favorini