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LA CINTURA DI IPPOLITA
...nei 'labirinti' del femminile.......


Il racconto mitologico relativo a questo episodio trova la sua centralità nel regno delle Amazzoni, di cui Ippolita è regina, e  si articola in diversi episodi, tutti più o meno caratterizzati da incontri bellici. Noi ci soffermiamo su tre di essi, tutti facenti riferimento a figure femminili: Admeta, Ippolita ed Esione.

Euristeo aveva una figlia di nome Admeta che quando sentì parlare della cintura di Ippolita, la regina delle Amazzoni, se ne invaghì e chiese al padre di averla a tutti i costi. Era un'impresa assurda e Euristeo sapeva che il capriccio della figlia non poteva essere soddisfatto ma ordinò ad Eracle di portargli la cintura di Ippolita.

(Tutte le imprese dell'eroe sembrano impossibili all'Ego-Euristeo, pigro e codardo; ma dobbiamo ammettere che in una cosa fa bene: delegare all'eroe, o meglio, alla parte eroica di sè, quello che lui non potrebbe mai fare)

La prima figura femminile che incontriamo è Admeta, la figlia di Euristeo. Egli, come sappiamo, rappresenta la  personalità inferiore. Il capriccio della ragazza è sintomo delle smanie, dell'attaccamento a qualcosa di materiale  che neanche si cerca di conquistare, ma si pretende di avere. Sicuramente lei non si rende conto, almeno a livello conscio, che il cinto d'Ippolita è qualcosa di più di un gioiello. Spesso le donne, cercando la bellezza, i gioielli, i bei vestiti, l'eterna giovinezza, non si rendono conto che qualcosa in loro 'grida' disperatamente il bisogno della vera bellezza, della vera ricchezza, della vera eternità. Ci si ferma al livello più basso, credendo che sia tutto lì quello che si può pretendere dalla vita... rimanendo poi comunque perennemente insoddisfatte, perchè i bisogni dell'anima non si placano con oggetti materiali.
Admeta, come figlia, rappresenta l'aspetto femminile di Euristeo, ma in qualche modo anche il suo prodotto. Admeta significa 'indomita'! Già dal nome si intuisce la difficoltà che l'essere umano ha di tenere 'a bada' il proprio ego... L'aspetto negativo del femminile è ben rappresentato da questa prepotente principessa che vorrebbe impadronirsi della cintura, oggetto preziosissimo sia dal punto di vista materiale (è fatta d'oro e pietre preziose) sia simbolico: rappresenta la regalità (è di una regina), il mistero della vita (data la forma circolare), il mistero della femminilità (avvolge il corpo, non il capo come la corona... dà regalità al cuore e al ventre e non alla testa!), la sacralità della verginità, stadio della donna in cui ancora tutto è in potenza; tutte le energie del femminile sono racchiuse in quella cintura, tutto si deve ancora esplicare , manifestare... solo dopo aver tolto il 'cinto'si passa alla fase successiva della creazione e la donna può essere... 'incinta'!

Le amazzoni abitavano un paese sulle rive del Mar Nero; era un popolo di donne guerriere che uccidevano senza pietà gli uomini che osavano avvicinarsi al loro regno; la regina Ippolita era sempre sorvegliata dalle sue donne, giorno e notte. Quando Eracle arrivò nel regno delle Amazzoni, contro ogni previsione fu accolto benignamente da Ippolita che quando seppe il motivo di quel viaggio, promise che avrebbe dato volentieri la sua cintura. Durante la notte però ancora una volta Era si mise contro; la dea aizzò le Amazzoni dicendo loro che l'eroe voleva rapire la bella regina. Così l'intero popolo di donne si scagliò contro Eracle che, dopo tanto lottare, riuscì a sconfiggerle, purtroppo anche uccidendo Ippolita alla quale prese la cintura.

La parola Amazzoni viene di solito interpretata come 'senza un seno', traendo l'etimologia dalla lingua greca,  pare invece che queste potrebbero dovere il proprio nome al linguaggio armeno venendo così ad essere le 'donne luna'. Il simbolismo, a mio parere, resta lo stesso: le Amazzoni simbolizzano la metà di un qualcosa; un solo seno invece di due, la Luna senza il Sole, la femmina senza il maschio.
Ippolita vuol dire 'cavalla libera, sciolta'. Libera dal dominio maschile? Sicuramente era questa una caratteristica delle Amazzoni. Erano capaci di gestire la propria vita cacciando, cavalcando, organizzando la città... ma possiamo immaginarle già in una fase di transizione del loro essere femmine separate. Per divenire madri, una volta l'anno dovevano visitare il mondo maschile, che poi subito abbandonavano, addirittura tenendo per sè solo la prole femminile. E' in questo momento di passaggio dall'illusione di un sè separato al bisogno di interezza che opera l'incontro tra Eracle e Ippolita.
Se la regina lunare offre la sua cintura sacra all'eroe solare che gliela chiede, siamo davanti ad una promessa, ad un fidanzamento che vorrebbe preludere alla celebrazione di un matrimonio sacro, alla 'coniunctio oppositorum', alla riunificazione di yin e yang, alla ricostituzione del 'rebis' ermetico... No. Non avverrà. E' ancora presto. Così ha stabilito Era, la regina delle dee, la madre cosmica, nemica-amica, spietata educatrice, matrigna ma madrina sacra di Eracle il cui nome, ricordiamolo, vuol dire 'gloria di Era'. Era ha capito che ancora aggressività e divisione albergano nei cuori di Eracle e delle Amazzoni. Basta niente a trasformare in guerra quello che sembrava un pegno d'amore. La parte tenera dell'umano soccombe. Ippolita muore. Eracle ha la cintura ma non ha riconquistato il femminile interiore che essa simbolizza. Dovrà affrontare una nuova prova.

Durante il viaggio di ritorno, con il prezioso cinto ben conservato, Eracle e i suoi uomini giunsero presso il lido di Troia, dove un terribile mostro marino, divoratore di uomini, stava per cibarsi della principessa Esione, figlia del re Laomedonte, esposta in sacrificio per placare le ire di Poseidone (Ricordiamo che , secondo la nostra chiave di lettura, Poseidone Nettuno rappresenta le forze incontrollate dell'inconscio). Eracle, mosso a compassione, affrontò la terribile creatura.
Alcuni raccontano che arrivò proprio nel momento in cui il mostro stava ingoiando la principessa. La seguì. Per salvarla non esitò a farsi a sua volta ingoiare...Rimase con lei 3 giornate nell'oscuro ventre!
Rivenne infine alla luce praticando un taglio nella pancia del mostro, uccidendolo e portando in salvo se stesso e la principessa.

Come non ricordare i tre giorni di morte di Lazzaro, Giona nel ventre della balena, Pinocchio nel pescecane, i tre giorni di distacco dal corpo fisico dell'iniziazione egizia, tibetana...i tre giorni nel sepolcro di Gesù!
Eracle ha realizzato l'unità praticando il sacrificio supremo. Ha rinunciato a se stesso, affrontando la morte per salvare la sua anima (non dimentichiamo che la principessa da salvare in tutti i miti rappresenta il femminile transpersonale dell'eroe) . D'ora in poi ( anche se ricadrà nell'errore, perché succede!) ricorderà che fa parte di un'unità; saprà che è solo l'ego a sentirsi separato dal tutto, dagli altri, dividendosi tra sessi, ma perfino in se stesso, pensando che 'animus' e 'anima' , entrambi parti di noi, possano vivere disgiunti . Solo l'ego ha paura della morte. Il Sè superiore vive in un 'continuum' spazio-temporale che possiamo solo intuire finchè non sperimentiamo la 'morte iniziatica' cioè il silenzio dell'ego, l'affrancamento dalle sue 'chiacchiere' inutili, dalle sue paure, dalla sua arroganza.
Riporto le parole di un grande Maestro: “Che siano tutti uno!”.
Auguriamoci  di esserlo davvero.

MEDITAZIONE CON I COLORI
Con pastelli acquerellabili e non, dei colori che desidero, traccio la forma di una cintura che può richiudersi su se stessa o percorrere un sentiero che vorrò darle.
Faccio splendere la luce del giallo sul suo percorso; intorno la proteggo con l'avvolgenza del blu.

Patrizia Favorini

La cintura di Ippolita La cintura di Ippolita La cintura di Ippolita La cintura di Ippolita
La cintura di Ippolita La cintura di Ippolita La cintura di Ippolita