VASSILISSA LA BELLA (Aleksandr Nikolaevic Afanas'ev)
Si può superare l'archetipo dell' ORFANO?
una SCINTILLA DI MEMORIA,
una GOCCIA DI NOSTALGIA
Proprio come nella tradizionale serie di bamboline russe in questa fiaba abbiamo personaggi e situazioni che si inseriscono temporalmente una dietro l'altra ma, simbolicamente, sono davvero una ‘dentro’ l'altra; abbiamo a che fare con una vera MATRIOSKA da cui sfilare una serie numerosa di figure femminili: madri, matrigne, streghe, nonne… tutte espressioni delle fasi della VITA, o meglio, del PERCORSO INIZIATICO della protagonista.
Nella fiaba il personaggio più piccolo di questo giocattolo che prendiamo a simbolo, quello centrale, è proprio la BAMBOLINA: è lei il SEME, il miracolo dell’infinitamente piccolo che compie cose grandi.
La storia inizia con un elemento tipico delle fiabe: la MORTE della MADRE. Essere contenuti, percepire l’unione con chi mi ha generato, sentire la protezione che mi dà l’affidarmi a chi mi ama… chi interromperebbe volontariamente questo stato della vita che, anche se a ben vedere è una non-vita, dà la rassicurante e meravigliosa sensazione di UNITÀ?
Eravamo lì prima di nascere?
Ma ora siamo qui, ed essere qui ha uno scopo: la nostra crescita, la realizzazione dello scopo dell’avvenuta incarnazione. Ogni essere umano è chiamato ad effettuare un processo di RISVEGLIO della parte divina in noi, quello che Jung chiamava INDIVIDUAZIONE.
Il cammino, sia nelle fiabe che nella vita, spesso inizia con un EVENTO LUTTUOSO: l’anima bambina, Vassilissa, sta perdendo la madre ma qualcosa le viene donato che non le permetterà di perdere il contatto con lei.
La bimba riceve dalle sue mani un dono sacro, che dovrà tenere segreto: una bambola piccolissima e magica.
Il fatto che questo distacco dal genitore si presenti così spesso nei racconti fiabeschi è indizio del senso di SOLITUDINE/ABBANDONO che tutti noi, prima o poi, nella nostra vita, abbiamo provato. Il disagio che crea, spinge alla crescita, spesso ad una presa di coscienza della NUOVA IDENTITÀ che siamo chiamati ad acquisire.
In realtà nella vita subiamo una serie di abbandoni ma l'INCONSCIO COLLETTIVO che si perpetua nelle FIABE si riferisce all' ABBANDONO PRIMARIO, quello del nostro ARRIVO SULLA TERRA.
Poiché è necessario lavorare da soli, la Divinità, il sacro ENTE da cui proveniamo, si cela misteriosamente ai nostri occhi ma lascia un segno nella nostra anima che ci consoli dell’arida sensazione del vivere dovuta alla apparente SCOMPARSA DELLA DIMENSIONE DIVINA:
abbiamo come eredità
una SCINTILLA DI MEMORIA
e una GOCCIA DI NOSTALGIA.
Questa EREDITÀ per Vassilissa è simbolizzata dalla BAMBOLINA, la possibilità di avere sempre con sé, invisibile agli altri ma potente, la possibilità di un miracolo; la bambola la proteggerà e aiuterà ma lei deve averne gran cura: tenerla sempre con sé e nutrirla costantemente.
La bimba sarà capace di rinunciare al cibo per darlo a lei: sa che mantenere quel contatto è la sua unica salvezza.
Dopo il lutto iniziano per lei una serie di prove e spostamenti che possiamo collegare alle persone e ai luoghi che le simbolizzano.
Così come le bamboline fungono da contenitore una dell'altra in modo analogo possiamo leggere la successione delle CASE che, per crescere, è necessario ‘abitare‘:
1- La casa paterna in cui la protagonista è bambina, in cui presumibilmente è avvenuta la sua nascita ma nella quale poi, l'assenza sia della madre che del padre, spesso fuori per lavoro, determinano un susseguirsi di prove, di prepotenze ed abusi da parte della MATRIGNA (altro archetipo classico: la FALSA madre) e delle sorellastre.
2- La casa al limitare del BOSCO, scenario della fase adolescenziale in cui diventa una ragazza è prodromo di un’avventura iniziatica determinante, in cui il crescendo si fa via via più intenso fino alla PROVA DEL FUOCO che le viene imposta!
3- Nella casa su zampe di gallina della BABA YAGA Vassilissa fa il suo ingresso nell'età adulta, dove davvero tutti mettiamo in gioco il senso della vita e dove lei, essendo in una fiaba, rischia la vita se non affronta le PROVE INIZIATICHE imposte dalla terribile strega.
4- La casa della NUOVA BABA (che vuol dire appunto ‘nonna’) che non solo la accoglie ma le dà modo di sviluppare il suo carisma: una delicatezza della tessitura tale da poter rivestire uno Zar.
5- Il palazzo reale dove, come preannunciava il suo nome (femm.le di Vasilii, per noi Basilio, dal greco Basileus, cioè "re"), indosserà la corona di zarina.
Ognuna di queste cinque CASE ha il suo significato simbolico e rappresenta una tappa del corretto sviluppo di un'anima nel suo percorso verso l'INDIVIDUAZIONE: il riconoscimento in sé di un altro SÉ, degno di regalità.
La bella Vassilissa ha potuto portarlo a termine perché non ha mai perso il contatto con la parte luminosa dentro di sé.
La bambola non era un semplice oggetto ma, come spesso accade ai giocattoli dei bambini, che spesso vengono investiti di potenziale magico, rappresentava qualcosa di grande: la componente divina di lei stessa, simulacro del potere della DIVINITÀ da cui veniamo.
Il suo rapporto intimo con lei, la cura che le dedica, il segreto complice che a lei la unisce permettono ai blocchi esistenziali di sciogliersi e le cose difficili, che sembrerebbe impossibile superare, divengono facili.
L'ATTENZIONE , la CURA, questo miracolo che solo la PRESENZA MENTALE può generare ha permesso (e può permettere!) a lavori che sembrano impossibili di essere svolti.
La prova del fuoco
cercare la Luce nella capanna di una strega (seconda parte: la morte iniziatica)
Vassilissa, fiabesco simbolo della nostra anima, ha attraversato diverse stazioni che abbiamo chiamato CASE, potremmo anche definirli STATI dell' essere: i primi due, lo stato infantile con il senso di abbandono, o comunque con la PAURA della perdita, e lo stato adolescenziale, pieno di prove funzionali alla crescita, sono tipici di tutta l'umanità e, sebbene parzialmente, lo è di tutti anche il terzo, cioè l’incontro con la STREGA; però soltanto chi lo supera completamente può arrivare alla quinta casa, al palazzo reale: i più scavalcano la PROVA TERRIFICANTE e si adattano a vivere nella quarta casa, quella normale, della vita di tutti i giorni.
Accade però, per chi ha la BAMBOLINA ATTIVA, che l’incontro con l'OMBRA (questo infatti è BABA YAGA) si ripresenti più volte! Chi per tranquillità ha messo da parte i ‘giocattoli sacri’, quelli impregnati di magia, che da piccoli ci hanno rammentato l'eredità divina di cui eravamo portatori, non sentirà più il richiamo della ‘bambolina interiore' e cercherà quiete o appagamento limitandosi alle ‘abitudini’.
L'incontro con BABA YAGA equivale ad un’esperienza di MORTE INIZIATICA.
Vediamo chi è questa strega. Come in tutte le tradizioni è VECCHIA, cioè non più bella ma, presumibilmente, ricca di esperienza, ANTICA come il mondo. Baba vuol dire nonna, Yaga qualcosa di malvagio, e già nel nome vediamo la doppia valenza di questa figura.
Vive nella FORESTA, anzi è signora di quel luogo. Chi si addentra lì, nel fitto degli alberi, può perdere il sentiero. Lei, la strega, fa di tutto perché questo succeda! Ha una scopa che non le serve per volare ma, utilizzando i capelli di qualche malcapitato che ha legato in fondo al bastone, usa per cancellare i sentieri. Inoltre ha una casa mobile, che cammina su zampe di gallina e che cambia spesso postazione, presentandosi di volta in volta solo a coloro che devono essere messi alla prova.
Per volare usa un mortaio, che guida con un pestello. Nella casetta ha anche un calderone, dove mette a cuocere chi secondo lei è degno (o bisognoso?) di cottura, ma mortaio e pestello sono strumenti dell'arte farmaceutica: dobbiamo intuire che la Baba conosca i misteri delle erbe. All'interno della casa c'è cibo in abbondanza; come un’antica DEA della NATURA è proprietaria e dispensatrice dei prodotti della Terra.
E cosa rappresentano quei teschi se non il simbolo di quei CANDIDATI AI MISTERI che hanno superato la prova?
Nella storia dell'arte sono presenti molti crocifissi
con al di sotto rappresentato un teschio, a volte con
ossa incrociate.
Amici ed aiutanti della strega sono tre cavalieri che si susseguono, dello stesso colore dei cavalli: bianco, rosso e nero. Poi scopriremo che rappresentano l'aurora, il sole e la notte, elementi ciclici che evocano lo scorrere del TEMPO, di cui probabilmente è SIGNORA Baba Yaga.
Appare anche evidente la triade dei colori DELL’OPERA ALCHEMICA, spesso presente nelle fiabe. L’ordine di apparizione non è però il famoso nigredo, albedo, rubedo…
Segue un altro ordine che ci porta ad un altro riferimento di notevole importanza: bianco/inganni, rosso/guerre, nero/carestie sono tre dei quattro cavalieri dell'Apocalisse… quello verde giallastro che rappresenta la morte probabilmente è già presente: tutto là evoca la MORTE.
La sua casa è fatta in gran parte di residui degli scheletri umani e animali. Come in alcune tradizioni che considerano i resti ossei nient’altro che parti della terra che tornano alla terra, questa SIGNORA DEL BOSCO usa mandibola e femori come strumenti per edificare il posto adatto a sperimentare la MORTE INIZIATICA.
Una delle sue funzioni è scoraggiare, impaurire. L'iniziando DEVE AVERE PAURA!
Un recinto intorno alla casa/gallina costituito da teschi è piuttosto inquietante e ancor più lo diventa quando improvvisamente, al calar delle tenebre, quelle orbite vuote diventano occhi incandescenti! Infatti la nostra EROINA di paura ne ha molta; è da quando si è messa in cammino che ne ha. È umana, come noi, ma si fida della bambolina.
È lì per CERCARE LA LUCE! Non c'è bisogno di commentare questa azione…
Nella casa della MATRIGNA le sorellastre hanno volutamente RINUNCIATO ALLA LUCE: pur di far del male a Vassilissa hanno spento il FUOCO.
Come mai i teschi intorno alla casa/gallina si illuminano? Cosa vuol dire ILLUMINARSI?
GOLGOTA e CALVARIO vogliono dire esattamente CRANIO.
Vassilissa ce la fa. Il suo collegamento con la parte sacra di sé le fa superare le prove di fatica, di attenzione, di coraggio. Che Baba la scacci perché è ‘benedetta’ fa parte del TRANELLO che usano gli INIZIATORI per spaventare gli ingenui. Non la scaccia affatto, la premia!
Quel teschio che le porge è lei trasformata: è la sua riconnessione con il MISTERO DEL GOLGOTA: ora ha la luce in sé.
Per ILLUMINARE e per VEDERE.
La prima cosa che vede è la NON REALTÀ dei problemi che la angustiavano. Dobbiamo capire che spesso sono i nostri ‘piccoli io’ confusionari a impedirci la CORRETTA VISIONE delle cose.
Lo SGUARDO PROFONDO, di FUOCO, incenerisce ciò che fu di ostacolo ma che ormai è superato, così come è superato il suo bisogno di usare il teschio come illuminazione: la LUCE è ormai dentro di lei è quel cranio torna alla terra: lo seppellisce e se ne va nel mondo, torna nella normalità, nella vita di tutti i giorni. La nuova nonna che la ospita le dà modo di sviluppare il suo CARISMA: Vassilissa è brava nella tessitura; inizia umilmente ma poi la sua arte viene riconosciuta.
Chi riesce a tessere ‘vesti regali’ (forse IL CORPO DELL'ANIMA di cui parla San Paolo?) è lui stesso degno di regalità.
ESERCITAZIONI SULLA FIABA
Sul diario, dopo un rilassamento :
- Guardo il film della mia vita, poi annoto i momenti in cui mi sono sentito/a 'orfano/a'.
- Mi collego emotivamente (con l'immaginazione o con una foto) ad uno dei miei genitori, visualizzandolo nella sua infanzia e gli scrivo una lettera. Si può fare anche con l' altro genitore ma uno alla volta. - Invento un dialogo con la Baba Jaga.
Sull'album da disegno: - Disegno una corona, meglio se direttamente con i pastelli. La decoro e arricchisco con preziosità, simboli, parole...senza paura di esagerare, proprio come se fossi piccolo/a e amante delle fiabe. Posso raffigurarla come vedendola da davanti ma anche come fosse un mandala, aperta circolarmente sul foglio. Poi coloro, piano piano, con cura.
Con i pennelli:
- Dipingo degli alberi alla rinfusa, come rappresentando un bosco. Lascio qua e là spazi bianchi poi aggiungo elementi rossi e neri. Al centro, piccolina, metto una casetta che si regge su zampe di gallina.
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