PELLE D'ASINO ( per Perrault) o D’OGNIPELO (per i Grimm) ...il Mistero nascosto...
La fiaba di Pelle d'asino, come molte altre, viene narrata sia dai Grimm che da Perrault. L'argomento incestuoso rende imbarazzante il proporla ai bambini. Forse per questo i Grimm sostituiscono la volontà di sposare la figlia da parte del re con la proposta di darla in sposa al più vecchio dei cortigiani.
La fanciulla non può accettare: il nuovo deve farsi strada, l'evoluzione della coscienza deve progredire.
In questa fiaba possiamo leggere tra le righe la nostra storia come umanità. La principessa rappresenta la nostra anima, apparentemente costretta a vestirsi di pelle animale (la nostra carne), in realtà qui sulla terra per una scelta accettata allora ma poi dimenticata: fare esperienza, ‘appesantirsi’ per esplorare i mondi materiali.
Fuggire dal castello vuol dire andare incontro all'ignoto, accettare dure prove, rinunciare agli agi del suo essere principessa. Prima di andarsene ottiene dal padre una ricca dote.
Prima che io ubbidisca al tuo desiderio, mi devi far fare tre vestiti: uno d'oro come il sole, l'altro d’argento come la luna e il terzo lucente come le stelle. Chiede tutto questo come un diritto, perché lo è! Abbiamo un’ascendenza regale e il luminoso e numinoso è l’eredità che dobbiamo riaffermare.
Tutto il creato: sole, luna ,stelle, l'universo intero sono in quei vestiti. L'anima universale di cui facciamo parte ha queste preziosità per rivestirsi! La principessa in partenza racchiude queste vesti meravigliose che rappresentano la sua origine regale in uno scrigno davvero molto piccolo....poi mise in un guscio di noce (in un ‘atomo seme’, direbbe un certo filone esoterico) i tre vestiti color del sole, della luna e delle stelle, e, gettandosi addosso il mantello fatto coi mille pezzi di pelli, si annerì il viso e le mani con la fuliggine. Quindi, raccomandandosi a Dio, partì e viaggiò tutta la notte.
Nel nostro sacrario interiore noi umani abbiamo il seme di una grandiosità infinita, eredità della nostra natura divina. Non è facile che si manifesti nella sua pienezza, vista la natura animal-umana di cui ci siamo rivestiti.
In Perrault il vestito è propriamente la pelle di un asino, un somaro, bestia da soma, simbolo del corpo fisico come ebbe a chiamarlo Francesco d’Assisi, ‘frate asino’… e da qui il nome. Nei Grimm invece il 'mantello fatto con mille pezzi di pelli' è un simbolo a mio avviso ancora più potente: siamo uno ma siamo tutti! Nella versione dei Grimm la principessa vuole le pelli di 'tutti' gli animali del regno: un insieme di pezzi che forma un'unità, un po' come il vestito del Buddha o anche di san Francesco; tutti i colori delle nostre pelli, ognuno con la sua storia, la sua esperienza a formare un 'unicum'. Inoltre desidero un mantello composto da tante pelli quanti sono gli animali del regno, in modo che ognuno di essi vi sia rappresentato.
Il viso e le mani però sono troppo sacri per 'animalizzarsi' completamente, devono essere anneriti con la fuliggine. Ed ecco che l'opera è completa. Naturalmente sarà di notte che partirà. La 'lunga notte dell'anima' che rinuncia ai suoi privilegi per andare incontro al futuro. Di notte, mentre tutti dormivano, si alzò, e dal suo tesoro scelse tre oggetti che le erano particolarmente cari: un anello d'oro, un piccolo fuso d'oro e un piccolo arcolaio pure d'oro. Quindi, raccomandandosi a Dio, partì e viaggiò tutta la notte.
Porta con sè gli oggetti più altamente simbolici della femminilità; anello fuso e arcolaio: strumenti del tessere, del lavoro paziente, del tempo, della vita nel suo accrescersi e nella sua ciclicità; da sempre attributi di dee come Atena, le Parche, ma anche collegati a Rosaspina e a Penelope. ...scelse il cavo di un albero per passarvi la notte. Come non pensare all'albero come simbolo dell’uomo cosmico. Nel cavo di quell'albero abbiamo trovato un essere sorprendente di cui non abbiamo mai veduto l'uguale: la sua pelle è di mille colori, ed è li fermo, immerso in un sonno profondo. L’essere umano entra nella vita pieno di potenzialità, ‘mille colori’, ma finchè non prende coscienza di sé è immerso in un sonno profondo.
Ed ecco che per svegliarsi deve sottostare alle regole della nuova dimensione di esistenza, sottoponendosi a lavori umili e faticosi: un sottoscala per dormire, dove non c'era nemmeno un finestrino da cui penetrasse un raggio di sole. Le dissero che doveva fare la sguattera in cucina. Il suo talento è però destinato ad emergere ed accade durante una festa: D’Ognipelo cucinò la cena del re, preparando la minestra più buona che sapeva fare. Appena fu cotta, la fanciulla andò a prendere il suo anellino d'oro e ve lo buttò dentro. Ecco il contatto: come due diapason che vibrano alla stessa frequenza il maschile e il femminile sacro si ritrovano: il nutrimento è particolarmente buono e nasconde una preziosità speciale; l’anello simbolo di completezza e l’oro, regale. Successivamente unirà alla minestra anche il piccolo fuso e l’arcolaio, anch’esso piccolo, entrambi d’oro. Sono la sua firma, l’affermazione di un’identità riconquistata.
Il momento della festa scioglie le riserve: dopo una seconda arriva una terza serata festosa e lei è rimasta al ballo molto più a lungo della solita mezz'ora, non ebbe il tempo di levarsi il bel vestito e quindi cercò di nasconderlo infilandovi sopra il mantello di pelli.
La vestedi luce (il soma psikikion di cui parla san Paolo, ‘corpo dell’anima’, la Mercabà della qabala?) contenuta in potenza nel seme-noce è ormai sua, anche se coperta si percepisce… la tenne stretta, e quando ella cercò di liberarsi e di scappare, il mantello di pelli le scivolò e il vestito lucente come le stelle apparve nel suo splendore, mentre sulle spalle scendevano i bei capelli d'oro: D’Ognipelo, confusa e tremante, era davanti al re, in tutta la sua bellezza, non poteva più nascondersi. Si celebrarono le nozze e gli sposi vissero felici e contenti fino alla fine dei loro giorni.
Nonostante l’origine regale l’Anima resta ‘confusa e tremante’ di fronte all’irruzione dello Spirito.
MEDITAZIONE CON I COLORI
Rappresento sul foglio, immersi nel blu, sole, luna e stelle. Aggiungo pennellate di color oro per impreziosire il dipinto.
Successivamente lo adagio su un foglio più grande (carta da pacchi o da spolvero, stropicciata e un po’ stracciata, anche scarabocchiata); rialzo i bordi del foglio di sotto, come a coprire, ma non completamente, il piccolo universo prezioso del foglio di sopra.
Come seconda opzione: creo una cornice fatta di pelli diverse, avanzate, incollate tra loro, e la adagio sul dipinto.