Iniziamo il nostro viaggio nel labirinto celeste specchiandoci nei miti relativi a Orsa maggiore e Orsa minore. E’ qui che inizia il movimento rotatorio intorno a quel punto che, dalla nostra ottica terrestre, è l’asse del mondo.
L'identificazione delle 7 stelle principali con la figura di un orso è presente in diverse e distanti civiltà e, non avendo questo insieme di stelle alcuna particolare somiglianza con l'animale, una convergenza culturale casuale è altamente improbabile. Gli abitanti del Nord America condividevano questo mito prima dell'arrivo dei colonizzatori europei, probabilmente portato con sé dai primi esseri umani che colonizzarono il continente 14.000 anni fa. Molti studiosi considerano comunque questo mito ancora più antico, retrodatabile all'Europa di trentamila anni fa, quando, come diversi ritrovamenti testimoniano, era diffuso un culto dell'orso.È sempre stata una delle costellazioni più conosciute, elencata da Tolomeo, menzionata da poeti come Omero, Edmund Spenser, Shakespeare, Leopardi, D'Annunzio e Alfred Tennyson. Si trova inoltre nell'epica finnica Kalevala, ed è stata dipinta da Vincent Van Gogh.
Nella mitologia classica, una delle compagne di Artemide, Callisto, perse la sua verginità con Zeus, che si era avvicinato sotto le spoglie della stessa Artemide. Arrabbiata, Hera la trasformò in un orso. Il figlio di Callisto, Arcas, quasi uccise la madre mentre stava cacciando, ma Zeus e Artemide lo fermarono e posero entrambi in cielo, come l'Orsa Maggiore e l'Orsa Minore. Hera non era contenta del fatto che fossero stati assunti in cielo, e perciò chiese aiuto a Teti. Questa, una dea marina, rivolse alle costellazioni una maledizione perché esse fossero costrette a girare per sempre in tondo nel cielo, e a non riposarsi mai sotto l'orizzonte, spiegando così il fatto che queste costellazioni sono circumpolari.
Una variante del mito è riportata dal poeta ellenistico Arato di Soli: le due orse celesti sarebbero le orse che tennero in salvo Zeus bambino in una grotta per nasconderlo al padre Crono che desiderava ingoiarlo come aveva fatto coi suoi fratelli.
Insomma l’orso, con le sue caratteristiche di forza e pericolosità, ma anche di simpatia e tenerezza, ben rappresenta l’essere umano ancora molto animale che inizia il suo viaggio a volte circolare, altre spiraleggiante intorno alla sua origine.
Le due orse che allevarono Zeus, la divinità che sarebbe divenuta asse portante del pantheon greco, ruotano protettive intorno al centro del mondo celeste.
Molto significativo è l’altro mito greco: Callisto e Arkas ben rappresentano l’inganno di percezione che, entrando nella vita materiale, siamo stati costretti a subire. Non abbiamo, incarnandoci, una chiara percezione della realtà: quello che ci sembra un bene talvolta è un pericolo, proiettiamo sugli altri emozioni nostre, attribuiamo loro colpe che magari non hanno, mitizziamo personaggi che non lo meritano, non sempre riconosciamo chi ci ama veramente…il figlio dell’orsa Callisto non sa che ha davanti a sé la madre, nel mito addirittura sta per ucciderla; lei lo segue da tempo con amore ma non può esprimersi a parole: il suo aver perso la verginità equivale al biblico peccato originale; la sua dignità di ninfa di una dea è ora trasformata in animalità, pesantezza, impotenza.
Il Grande Architetto del Cielo ha impedito che questa triste storia evolvesse in modo tragico e l’ha impressa nel firmamento al fine di mostrarcela come monito: lassù in cielo madre e figlio sono vicini, ma sottomessi alla necessità di ruotare costantemente, sottoposti ai cicli delle stagioni, ai corsi e ricorsi storici, alla coazione a ripetere e, punizione di Hera, mai potendo entrare in contatto con l’acqua. Impossibilitate al lavacro purificatore (almeno alle nostre latitudini) le due Orse ruotano attorno all’asse del mondo come cercando un’ulteriore elevazione, per uscire dalla giostra ruotante che vediamo nel nostro emisfero, cercando quel nord, cosi Nord, così alto che lo si può pensare porta verso lo spirituale.