Il re-orso resta a Camelot, perno centrale della tavola Rotonda, così come la stella polare è asse centrale del mondo; i suoi cavalieri, simbolicamente dodici come i dodici spazi dell’eclittica, si diramano verso la periferia del Regno alla cerca del Santo Graal.
C'è molta letteratura intorno alla coppa del Graal: ci sono anche testi che sostengono l’identità del Graal con una pietra, uno smeraldo caduto dal Cielo, originariamente ornamento della fronte di Lucifero, prima della sua caduta provocata dalla rivolta. Sempre come pietra, viene attribuita ad Adamo, ma riconquistata da Seth per passare nelle mani di Giuseppe d’Arimatea dopo la morte e risurrezione di Gesù.
Le numerose leggende intorno al Graal sono l’evocazione di una realtà probabilmente anche storica ma fondamentalmente simbolo di una realtà soprannaturale e immutabile dello spirito, svelata a chi poteva capirla, con simboli ora semplici, ora complessi ma sempre universali.
Ad ogni livello di cultura o di crescita spirituale c'è una lettura possibile di questi racconti; la cosa interessante è che si ritrovano in tutti i popoli e in tutte le epoche, sì da consentire l’unione di tutti i simbolismi, di tutti i miti e di tutti i culti.
Il racconto più noto è l’evocazione di un mistero ambientato alla corte di re Artù: l'apparizione fuggevole ma emozionante e ricca di doni della sacra coppa durante il banchetto di Pentecoste diede un possente impulso ai Cavalieri della Tavola Rotonda,
affinché passassero dalla cavalleria terrena alla cavalleria celeste, attraverso la "cerca del Santo Graal ", ricerca consistente nel forzare la porta del cielo onde stabilire un contatto con la "presenza divina " del Graal.
La misteriosa COPPA fu per quei cavalieri, ma poi anche per molti altri cercatori, un premio da conquistare, un punto d’onore, un simbolo magico, un talismano per ottenere qualcosa, a volte materiale, a volte spirituale. E molti luoghi si contendono l’onore di essere detentori del Graal, soprattutto laddove sorgono cattedrali piene di affascinanti simbolismi o di leggende a riguardo.Ovviamente i saggi sanno che non può essere un luogo materiale il posto in cui può essere nascosta la mistica coppa.
Noi, visto che scrutiamo il cielo con un interesse speciale, attribuendo alle costellazioni messaggi criptati, osiamo proporre, ovviamente come ipotesi, che la famosa coppa sia proprio lì nel firmamento, imprendibile ma visibile. Ci accingiamo quindi a contemplarla traendo dai miti che la riguardano uno stimolo alla nostra crescita.
Ecco dove guardare. Se prolunghiamo oltre Arturo della costellazione Bootes l’arco formato dalle stelle del timone del grande Carro, incurvandolo ulteriormente verso sud, arriviamo prima sulla stella più luminosa della Vergine, Spica e, subito dopo, sul quadrilatero del Corvo. Appena ad ovest si trova la Coppa, un gruppo si stelle poco luminose, molto vicine all’orizzonte e visibili solo quando le notti sono abbastanza lunghe. Ha una forma di coppa, a cui deve il nome, anche se il suo nome un tempo era Crater (un tipo di coppa usato nell’antica Grecia).
Apollo, intenzionato ad offrire un sacrificio a Zeus mandò un corvo a prendere acqua da una sorgente. L'uccello volò via con una coppa (Crater) tra gli artigli, finche non notò un fico con i frutti non ancora maturi. Soffermò per qualche giorno in attesa che i frutti fossero maturi dimenticando l'ordine di Apollo il quale dovette provvedere in altra maniera a procurarsi l'acqua. Il corvo, una volta sazio dei frutti, si guardò intorno per cercare una scusa da raccontare ad Apollo. Trovò un'idra e diede a lei la colpa di non avergli permesso l' avvicinamento alla fonte.
Apollo che conosceva sempre la verità condannò il corvo a patire la sete tutta la vita. In ricordo dell'accaduto il dio pose il
Corvo, la Coppa e l'Idra insieme in Cielo. Punì il corvo piazzandolo in cielo in una posizione in cui l'idra gli impedisce per l'eternità di bere dalla tazza.
Ecco alcuni spunti circa il valore simbolico del Corvo, dell’Idra e della Coppa: scuro, volatile come il pensiero, il corvo è un animale inquietante, capace di nutrirsi di carogne, nelle quali comincia dagli occhi (simbolo della vista, che il nero, il buio può offuscare).
Nel mito è divenuto nero, da bianco che era, per l’ira del dio a causa del suo mentire. Ha indugiato e perso tempo perché ha preferito riempirsi la pancia anziché obbedire; per lui il sacro rito dell’acqua nella coppa è secondario rispetto ai desideri materiali.
L’idra femmina, da non confondersi con l’altra costellazione, definita maschio, aveva nove teste,
vedi ‘Le fatiche di Eracle’ su questo sito, delle quali otto furono cauterizzate ma una, essendo immortale fu almeno seppellita e infatti, delle nove stelle che formano la testa della lunghissima costellazione, una sola è davvero brillante.
L’idra rappresenta l’ego umano, sempre rifiorente, incapace di vera umiltà, sempre vanaglorioso, teso ad apparire ‘grande’, il nemico di ognuno di noi, l’ostacolo continuo alla possibilità di bere l’acqua pura della Vita, l’oppositore alla realizzazione del nostro corpo di gloria, simbolizzato dalla Coppa.
MEDITAZIONE CON L’ARGILLA
Utilizzando il metodo del vaso primitivo imparato la volta precedente formo, sempre tenendo gli occhi chiusi, due sfere che pian piano trasformo in recipienti concavi. Si formeranno due coppette, unendole tra loro con della barbottina si formerà un calice. La coppa inferiore la sento in contatto con la terra, quella superiore con il cielo.
La settimana successiva posso decorare il mio calice con graffiti e colorarlo a piacere con gli engobbi.
MEDITAZIONE CON I COLORI
Tenendo un foglio in verticale scelgo un punto centrale da cui irradio il giallo, verso il basso, e il rosso magenta verso l’alto. Dalla base del foglio faccio sorgere pennellate blu di Prussia che, quasi formando un triangolo, vadano a convergere nel punto centrale; dall’alto invece lascio scendere il blu oltremare, sempre convergendo verso il punto. Si formerà l’immagine di un calice, nella parte inferiore il giallo ‘splendore dello spirito’ si sacrificherà nel ‘colore immagine’ verde smeraldo, il più minerale: evocherà la pietra preziosa che cadde dalla fronte di Lucifero; la coppa superiore apparirà come la possibilità del rosso, ‘splendore del vivente’ di accogliere il viola, vibrazione di colore molto spirituale.